Sant’Eligio, il patrono dei numismatici.

Sant eligio patrono numismaticiLA VITA
Sant’ Eligio di Noyon (Alo, Lò o Alò) nacque a Chaptelat intorno all’anno 588 da genitori, Eucherio e Terrigia, di umili origini. Eligio apprese l’arte dell’oreficeria a Limoges presso il monetiere Abbone e divenne orafo. Secondo la tradizione, il re Clotario II gli avrebbe commissionato un trono consegnandogli l’oro necessario per l’opera ed Eligio ne avrebbe realizzati due: fortemente impressionato dalla sua perizia e dalla sua onestà, il re lo nominò orafo di corte e maestro della zecca di Marsiglia. Eligio continuò ad esercitare l’arte orafa: a lui sono attribuisce numerose opere, oggi in gran parte perdute, come i vasi sacri e altri arredi per le chiese parigine di Notre Dame e Saint Denis, di Saint Loup a Noyon, di San Martino a Limoges e per l’abbazia di Chelles. Durante il regno del successore di Clotario, Dagoberto I (629-639), ricoprì la carica di tesoriere: fu anche incaricato di alcune delicate missioni diplomatiche, infattì riuscì a ristabilire la pace tra i Franchi e i Bretoni convincendo il re Giudicaele a dichiararsi suddito di Dagoberto. Alla corte franca ebbe modo di conoscere numerosi personaggi che sarebbero stati come lui proclamati santi, come Sulpizio, Desiderio e Audoeno.
Eligio, oltre all’oreficeria e alla diplomazia, si dedicò incessantemente ad opere di carità in favore dei poveri e dei malati e finanziò il riscatto dei prigionieri; inoltre finanziò la costruzione di numerose chiese e nel 632 fondò un monastero a Solignac, a capo del quale pose l’abate Remaclo.
Dopo la morte di Dagoberto I, nel 640 Eligio fu eletto vescovo della diocesi di Tournai e Noyon (nell’attuale Belgio meridionale), carica alla quale venne consacrato il 13 maggio 641. In questa nuova veste si dedicò alla conversione dei pagani (che erano ancora presenti nella zona meridionale della sua vasta diocesi), promosse il culto dei santi di cui rinvenì alcuni corpi (San Quintino e San Luciano di Beauvais) e di cui avrebbe realizzato anche i rispettivi reliquiari.
L’AGIOGRAFIA E IL CULTO
Dopo la morte di Eligio, avvenuta il 1º dicembre 660 a Noyon, sant’Audoeno redasse la sua biografia; quest’opera, intitolata Vita Eligii, è reperibile nei Monumenta Germaniae Historica (Scriptores rerum Merovingicarum, IV, 2). Ispirandosi a quest’opera, anche Jacopo da Varagine scrisse una biografia di Eligio (che trovate alla fine di questo articolo), arricchita di numerosi episodi desunti da leggende popolari, che inserì nella Legenda Aurea. Eligio è patrono degli orafi e dei numismatici, ma anche dei maniscalchi e dei veterinari: infatti avrebbe miracolosamente riattaccato la zampa ad un cavallo. Sant’Eligio ebbe grande popolarità nel medioevo; una leggenda racconta che gli si presentò il diavolo vestito da donna e lui, rapido, lo agguantò per il naso con le tenaglie. Questa colorita leggenda è raffigurata in due cattedrali francesi (Angers e Le Mans) e nel duomo di Milano, con la vetrata di Niccolò da Varallo, dono degli orefici milanesi nel Quattrocento. Il Martirologio Romano fissa per la sua memoria liturgica la data del 1º dicembre. Ancora oggi, nel giorno della sua festa, in alcune località francesi si effettua la benedizione dei cavalli; questa tradizione si rileva anche in Italia, ad esempio a Sciara, in provincia di Palermo. Sant’Eligio è onorato anche a:
• Roma, Chiesa di Sant’Eligio degli Orefici (Parrocchia);
• Ancora in Napoli, Chiesa di Sant’Eligio dei Chiavettini:
• Ad Altopascio, Chiesa dei Santi Jacopo, Cristoforo ed Eligio.
• Casale del Pozzo di Nocera Inferiore in provincia di Salerno il Martedì in Albis.
• Sant’Eligio Maggiore a Napoli
• Chiesa di Sant’Alò a Terni
• Torre di Sant’Alò a Mantova
• A Mormanno viene menzionato:
– in una esclamazione: “……Iè ‘nu Santalòya……” col significato di persona ingegnosa ed attiva;
– in una versione di disappunto, “….. mannàggia a Santalòya ……” col significato di rammarico, dispiacere, disagio, contrarietà, fastidio.
LE MONETE
Eligio emise monete a nome di Clotario II a Marsiglia, di Dagoberto I a Parigi (presso il palazzo) e a Marsiglia, di Clodoveo II a Parigi (presso il palazzo) e ad Arles e di Sigeberto III a Marsiglia. Le sue emissioni sono riconoscibili dalla firma ELIGIVS (al nominativo) o ELIGI (al genitivo); alcune sue monete coniate a Parigi non indicano il nome del re. Eligio fu il promotore di una riforma monetaria che abbassò il titolo dell’oro di quasi la metà (da 900 a 450-500 millesimi) e che permise, almeno temporaneamente, di ristabilire il dominio regio sulla moneta. Questa fu l’anticipazione di una riforma simile operata dai Carolingi un secolo più tardi.
Vi proponiamo alcune monete emesse da Eligio:

Sant'eligio Dagoberto I.gifDagoberto I (629-639), terzo di soldo d’oro per Parigi
Dritto: busto drappeggiato e corazzato di Dagoberto volto a destra
Rovescio: croce crismata posta su una base di 3 livelli e accostata dalle lettere ELI-CI

Sant'eligio Dagoberto I b.gifDagoberto I (629-639), terzo di soldo d’oro (1,35 grammi)
Dritto: effigie di Dagoberto volto a destra, con diadema perlinato
Rovescio: croce ancorata accostata dalle lettere ELI-CI

Sant'eligio Clovedo II.gifClodoveo II (639-657), terzo di soldo d’oro (1,23 grammi)
Dritto: effigie di Clodoveo II volto a destra, con la testa ornata di perle
Rovescio: croce crismata posta su una base di 3 livelli e accostata dalle lettere ELI-CI

Testo in latino sulla vita di sant’Eligio tratto dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, in particolare dall’edizione curata dal Grässe nel 1801.
Cap. CCXXXIX. (210.)
De sancto Eligio episcopo.
Beatus Eligius in territorio Lemovicae urbis fuit oriundus patre Eucherio, matre vero Torrigia natus. Quem cum mater adhuc haberet in utero, vidit in somnio aquilam volantem super lectum suum et se tertio inclamantem et ei, nescio quid, promittentem. Quae quum ex voce aquilae evigilasset, perterrita nimis coepit cogitare de somnio, quid hoc esset, cumque postea in partu periclitaretur, mandaverunt ad quendam sanctum virum, ut veniret et oraret pro ea. Qui cum venisset, ait ei: ne timeas, mater, quia puer iste sanctus erit et magnus in ecclesia Dei. Cum autem esset juvenis, fecit eum pater suus ab aurificibus erudiri, et cum jam sciret totam illam artem, in Franciam venit et cuidam artifici, qui faciebat opera regis, se conjunxit. Quodam tempore cum rex perquisivisset, quis sibi sellam de auro et argento faceret pulcherrimam, respondit ei magister sancti Eligii, se invenisse artificem, qui regi faceret, quidquid vellet. Et accipiens a rege auri magnam massam, tradidit sancto Eligio, qui ex eodem pondere fecit sellas duas pulcherrimas et deferens unam regi, alteram vero retinens penes se. Quam cum omnes mirarentur, rex eum copiose remunerat. Tunc Eligius alteram protulit et regi praesentavit dicens, quod de residuo auri alteram fecisset, et rex amplius stupefactus quaesivit ab eo, quomodo ex eodem pondere ambas facere potuisset. Bene, inquit, ex gratia Dei. Et excrevit fama ejus in curia regis. Diligebat autem in tantum pauperes, quod, quidquid poterat, etiam usque ad nuditatem suam iis erogaret. Postmodum electus est beatus Eligius ecclesiae Noviomensi post Acharium ejusdem urbis antistitem. Singulis diebus XII pauperes et cum ipsis hora congrua reficiens, dans aquam, manibus panem et omnia, quae erant necessaria, conferens. Sunt autem haec sepulchra, quae auro, argento et gemmis fabricavit, Germani, Severini, Piationis, Quintini, Luciani, Genovefae, Columbae, Maximiani, Juliani et praecipue beati Martini Turonensis episcopi, Dagoberto Francorum rege praebente impensas et mausoleum beati Dionysii martiris miro opere auro et gemmis decorato. Mortuus est autem gloriosus praesul anno vitae suo LXX. Qui cum anno revoluto de suo loco transferretur, ita pulcher et incorruptus inventus est, ut semper in tumulo vixisse videretur, et quod mirabiliusest, barba et capilli tempore obitus sui mirum in modum crevisse in tumulo videbantur. Quomodo autem per eum fuerit inventum beatum corpus beati Quintini, sequitur. Clericus quidam nomine Mauritius, saepius jactare solebat, se et martiris locum noscere et eum locum sine mutatione invenire posse. Quod cum auditoribus probare gestiret, facti sui periculum aggressus est. Sumto ergo ligone dum pavimentum basilicae martiris violare praesumsisset, manubrium ligonis infixum suis manibus adhaesit. Quod cum nec dimitti nec auferri posset, coeperunt manus computrescere vermibusque scaturire. Qua poena mulctatus sequenti die miserabiliter finivit vitam. Hinc tantus pavor in cunctis excrevit, ut nemo post hunc, quamvis probatissimae vitae fuerit, praeter sanctum Eligium Noviomensem episcopum hujusmodi negotium tentaret praesumere. Is quippe pontifex sancuts praefati martiris coepit frequentare locum unum et divina doctus revelatione triduanum jejunium cum lacrymis peragens et attentius orans in loco, ubi nulla suspicio habebatur, quod ibi corpus inveniretur, sanctus manibus effodere coepit et corpus sacrum invenit. Quo terebrato tantus odor cum immani lumine ex eo prodiit, quod etiam ipse pontifex prae splendore luminis et fragrantia odoris vix sustinere posset. Tunc sanctus Eligius corpus lacrymis deosculans posuit in loco dignissimo ad laudem summi Dei et sanctorum ejus.

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